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Miti e Leggende di Campli

In montagna e in campagna
Molte delle leggende delle aree di campagna e montagna sono legate a racconti fantastici e di paura per i bambini. Durante le lunghe e fredde notti invernali, accanto al fuoco scoppiettante del camino, i vecchi narravano storie legate a luoghi particolari: burroni pericolosi, grotte con passaggi segreti, boschi popolati da creature misteriose e rovine di antichi castelli, dove trovare tesori custoditi da personaggi non proprio rassicuranti. Tali racconti erano un modo per persuadere i bambini dal recarsi in quei luoghi ma anche per prepararli ai pericoli della vita.

Altre leggende, come afferma Don Pasquale Del Paggio nel Il mio paese dedicati al vecchio tema di Guerino il meschino, Buovo di Antona e i reali di Francia che popolavano le menti dei fanciulli. Altri racconti «si inerpicavano sulle imprese di Carlo Magno, di Orlando e dei famosi Paladini che facevano versare lacrime di commozione alle nostre mamme e alle nostre nonne». Dall’emozione creata attraverso il racconto di storie d’armi, d’amore, di briganti e saccheggi, nascono miti e leggende sui castelli feudali che circondano il territorio di Campli.

 

La leggenda del colle Arnario
Tra le leggende più famose di Campli c’è quella del Colle Arnario. Si narra che sul colle un famoso brigante costruì un castello e che sotto le sue rovine si celasse un grande tesoro, custodito dal demonio che scatenava delle terribili tempeste. Per contrastare l’entità demoniaca, venne posta una croce e, per un periodo, tali fenomeni cessarono. Credendo che il demonio fosse stato sconfitto, due giovani di Campli, insieme al parroco, decisero di recarsi sul colle per cercare il tesoro ma il demonio, che si era soltanto nascosto, lanciando un fulmine uccise i due ragazzi e scaraventò il prete a Castelnuovo di Campli, di fronte alla Chiesa di San Giovanni dove oggi si può ancora notare una lapide con un iscrizione che ricoda l’evento: «1514 nel collo d’Arnario fu un castello, contro tempestae, una croce fu messa .... a 1656 di nuovo rimessa».

 

La leggenda del vitello d’oro
La leggenda del vitello d’oro è anch’essa legata al Colle Arnario e narra di un castello privo di acqua, dove viveva un barone circodato dalle sue sette figlie che, ogni giorno, poiché il castello era sprovvisto d’acqua, dovevano recarsi al fiume. Per evitare alle fanciulle la fatica, il barone decise di dotare il maniero di una grande camera che fungesse da cisterna. Durante gli scavi per eseguire il manufatto, la leggenda narra di un prezioso ritrovamento: un vitello dalle corna d’oro. A seguito di questo rinvenimento e per la comodità della presenza di acque, gli abitanti del luogo cominciarono a costruire le loro abitazioni tutt’intorno al castello. Perfino una sorella del barone andata in sposa nel casato de “Li Mancini”, ai quali apparteneva il patronato della primitiva chiesa di San Liberatore, vi si trasferì con la sua famiglia. Nacque da questa leggenda la frazione “Li Mancini”, poi Villa Camera, nome attuale della frazione di Campli.